Il tempo di Berta
Montegrotto, Città Palcoscenico di un’Epoca
La rievocazione storica medievale “Il Tempo di Berta” vuole essere una ricostruzione ideale della Leggenda di Berta e l’individuazione di un momento storico, letto in chiave scenografica e teatrale che si faccia simbolo della storia bimillenaria di Montegrotto.
Infatti la Leggenda di Berta è diventata proverbio entrato stabilmente nella nostra lingua e la “morale della favola” appare valida universalmente. Per tutti questi motivi la cittadinanza di Montegrotto Terme vuole riproporre la Leggenda più bella della sua storia.
Alla due giorni in costume medievale prendono parte oltre duecento figuranti nelle vesti di armati, principi, castellani e popolani, tutti sono attori non professionisti che rivestono i panni di antichi personaggi con grande entusiasmo, emozione e passione. Ogni secondo fine settimana di settembre il territorio di Montegrotto Terme si anima dunque di spettacoli teatrali, giochi medievali, borghi con antichi mestieri e corteo storico allo scopo di ravvivare il sentimento di questa importante tradizione carica di orgoglio comunitario. Un passato che riguarda direttamente il nostro territorio.
La rappresentazione teatrale
Tradizionalmente, la rievocazione storica «Il Tempo di Berta» si arricchisce di una rappresentazione teatrale della Leggenda.
L’azione si apre con un gruppo di popolani del contado di Montagnone intenti sui campi a mietere il frutto del loro lavoro. Il raccolto è buono ed essi sono contenti perché, pagato quello che devono al loro signore (la decima) come ricordano l’intendente e la guardia, qualcosa resta anche a loro.
Fra i lavoranti c’è anche Raniero, l’uomo di una giovane e bella filatrice, molto povera: Berta. Egli è un grande lavoratore e si dà da fare per aiutare nella raccolta la gente della sua contrada, perché tutto sia ammassato prima di notte. Del suo misero raccolto pensa di occuparsi in seguito.
Egli dunque fa chiamare Berta affinché lasci il telaio e lo aiuti. Dopo che Berta è giunta e proprio quando i due giovani sono pronti a raccogliere i loro poveri averi, accade che numerosi cavalieri, contendenti di un duello che si dilunga ormai da ore, spostandosi di luogo in luogo, giungono fino ai campi dove si trovano Berta e Raniero.
Il duello ha l’effetto di una vera e propria battaglia, passa sul misero raccolto di Raniero e lo distrugge. Egli non potrà così versare al suo signore quanto gli deve. Inutili sono lo sfogo di Raniero e le esortazioni di Berta: da lì a poco giungono gli uomini del castello per riscuotere una parte del raccolto. Raniero non ha nulla da dare e viene portato via.
Ma è imminente un grande avvenimento: Enrico IV di Franconia e sua moglie Bertha di Savoia, di passaggio per Roma, saranno ospiti dei Signori da Montagnone. Partiti loro si deciderà la sorte di Raniero.
Annunciata dal maestro di palazzo, la coppia reale con il seguito giunge al castello dove viene ricevuta con grande onore. All’omaggio si uniscono anche le sei contrade del borgo: l’Aquila, il Toro, i Pesci, la Volpe, il Merlo e il Lupo. I rappresentanti di ciascuna di queste portano i doni migliori che ogni contrada può offrire a Enrico e Bertha.
La festa comincia con salti dei buffoni, con la grazia dei balletti, con l’allegria dei commensali seduti al banchetto. Per tutti è veramente festa, tranne che per la giovane Berta alla quale Raniero è stato tolto e messo in catene.
È per questo che la giovane popolana decide di compiere un tentativo rischioso: andare a palazzo a parlare con l’altra Bertha, la regina, che è donna e forse capirà.
Naturalmente la sua irruzione a castello provoca le ire dei Signori da Montagnone, infastiditi dall’incresciosa iniziativa della ragazza. Nel diverbio che ne segue il Signore da Montagnone le promette una lenta fine nelle segrete del castello incatenata a patire la fame e la consumazione: se la colpa di Raniero è infatti comprensibile, la sua irruenza in quel giorno di festa e con ospiti tanto importanti non è perdonabile in nessun modo.
A questo punto interviene Bertha, la regina, che ha compreso tutto: concede udienza alla giovane, accetta commossa il filo che questa ha filato per lei e che le offre come tutto ciò che ha, contraddice il suo ospite e sovverte per una volta le regole del luogo: infatti con un atto coraggioso e molto generoso questa regina poco amata dal consorte, fa liberare Raniero e regala a lui e a Berta tanta terra quanta ne può essere cinta dal filo che Berta le ha regalato.
Per i due giovani il futuro non avrà più pericoli.
Avendo sentito della generosa donazione, molte altre donne del popolo corrono a palazzo con matasse di filo da donare alla regina, sperando di ottenere terra in cambio.
Ma a tutte Bertha risponde che è ormai finito il tempo in cui Berta filava.
Alla fine di tutto il menestrello, che è il narratore ideale della storia, congedandosi dal pubblico, inviata i nobili amici a riflettere su quanto è stato visto e udito: la morale sta soprattutto nelle favole. A tal proposito, scopri: